mercoledì 30 ottobre 2013

21° Convegno di Studi Cattolici a Rimini

21° Convegno di Studi Cattolici a Rimini

 

"Stiamo sperimentando, in questi giorni, la ferocia della Chiesa della Misericordia...".
Con queste significative parole Alessandro Gnocchi ha iniziato il suo breve e commovente intervento al XXI Convegno di Studi Cattolici che la FSSPX ha organizzato, anche quest'anno, nella città romagnola di Rimini.
E così ha quindi proseguito, dopo il lunghissimo applauso del folto pubblico: "Se il nostro garbato articolo, pubblicato sul quotidiano 'Il Foglio' del 9 ottobre ha provocato così tante reazioni, significa certamente che abbiamo toccato un aspetto molto importante della situazione ecclesiastica attuale e che tale situazione è molto grave".
Ma, a parte la toccante testimonianza di Alessandro Gnocchi, il simposio riminese, dedicato principalmente allo studio della gnosi e della massoneria, ha ospitato numerosi interventi di grande spessore culturale. Proveremo a passarli brevemente in rassegna, pur nella consapevolezza che è assai difficile sintetizzare, in poco spazio, contenuti così profondi e complessi.    
Si è iniziato venerdì sera con l'intervento di Stefano Colombo che ha presentato un profilo storico della massoneria moderna: dai Rosacroce alle varie obbedienze inglesi e francesi.
Secondo il suo pensiero la genesi di questa società segreta va ricercata essenzialmente in ambito protestante e potrebbe essere scaturita dal tentativo maldestro di ricomporre la perduta unità religiosa dell'Europa teorizzando una nuova dottrina che si ponesse al di sopra di Cattolicesimo e Riforma.
Sabato mattina è quindi stata la volta del prof. Giovanni Turco. Egli ha analizzato, con grande profondità di argomentazioni, la storia e l'evoluzione del naturalismo liberale. Il suo intervento si è sviluppato partendo dagli studi di p. Matteo Liberatore, un colto gesuita vissuto nella seconda metà del XIX secolo. Attraverso ampie citazioni di questo autore il prof. Turco ha dimostrato come il liberalismo tende sempre a separare la natura dalla Grazia, e, in ambito più filosofico, la ragione dalla Fede. Don Mauro Tranquillo ha quindi proseguito il filo di questo ragionamento esponendogli effetti del liberalismo e del modernismo all'interno della Chiesa con particolare riferimento alla sistematica distruzione del concetto di Papato.
Andrea Giacobazzi
Andrea Giacobazzi
La relazione successiva, affidata invece ad Andrea Giacobazzi, ci ha riportato a temi di attualità geopolitica: la complessa situazione del Medio Oriente e, soprattutto, la drammatica condizione dei cristiani perseguitati sia dagli islamici che da Israele.
Nel pomeriggio è intervenuto il dott. Domenico Savino il quale, partendo dalla gnosi antica, ha evidenziato le numerose assonanze, collegate a tale pensiero filosofico, nella cultura contemporanea. Prima fra tutte l'ideologia del gender che nasce inequivocabilmente da un rifiuto della realtà naturale, della creazione e, in ultima analisi, di Dio stesso. 
Prof. Giovanni Turco
Prof. Giovanni Turco
Infine, abbiamo potuto ascoltare, come è ormai tradizione del convegno riminese, l'appassionata relazione del prof. Matteo d'Amico. Egli ha sapientemente ricostruito la storia della gnosi evidenziandone come, pur essendo nata come eresia cristiana, essa abbia poi finito per configurarsi come un anti-Cristianesimo esoterico ed, in fin dei conti, satanico. In definitiva, sempre secondo il prof. D'amico, anche molte espressioni teologiche del modernismo, non fanno altro che incarnare, adeguandole ai tempi, posizioni nate all'interno della galassia gnostica: il desiderio utopistico di un mondo nuovo e perfetto su questa terra, la rimozione del peccato originale, l'atteggiamento benevolo nei confronti della sessualità contro natura.
Nella sua conclusione il superiore di distretto don Pierpaolo Petrucci, pur costatando la gravità della crisi nella società e nella Chiesa messa in evidenza dai relatori, conclude con una nota di speranza. Dio permette il male sempre per un bene più grande. Quello che Egli ci chiede oggi è conservare la fede, smascherando l’opera delle sette che militano contro la Chiesa e adoperandoci allo stesso tempo alla ricostruzione dell’ordine cristiano nella nostra anima e nella società introno ai sacerdoti rimasti fedeli.
Ma la vera conclusione del convegno avverrà come ogni anno con la messa solenne di Cristo Re, stupendamente cantata dalla corale del Priorato di Rimini, che ci ha dato un piccolo anticipo di Paradiso.
Marco BONGI




 

 

 

 

 

 http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=1105:21a-convegno-di-studi-cattolici-a-rimini&catid=35&Itemid=123

domenica 27 ottobre 2013

CLAMOROSO: PRIMA "SCOMUNICA PER BERGOGLIO"!!!! (meglio tardi che mai)

CLAMOROSO: PRIMA "SCOMUNICA PER BERGOGLIO"!!!! (meglio tardi che mai)

 PER FORTUNA NON TUTTI I CATTOLICI SONO CORTIGIANI....

Il Patriarcato Cattolico Bizantino "scomunica", o meglio "conferisce" anatena a Bergoglio!

E' arrivato il primo ANATEMA cattolico (alla faccia dell'ecumenismo decantato da Bergoglio)!!!


Dichiarazione dell’anatema su Francesco Bergoglio (+ video)

Leopoli (Ucraina), 2 agosto 2013

Oggi, il 2 agosto 2013, la Chiesa cristiana orientale celebra la festa del santo profeta Elia. In questo giorno il Patriarcato Cattolico Bizantino in autorità di Dio Uno e Trino dichiara l’anatema – la maledizione di Dio (secondo Galati 1, 8-9) sul vescovo di Roma Francesco Bergoglio. Il motivo è che egli ha abusato dell’ufficio ecclesiastico per violare le leggi di Dio. Egli promuove immorale mentalità dell’omosessualità che è contraria all’essenza del Vangelo e distrugge tutti valori morali.
Con questo Francesco Bergoglio è escluso dal Corpo invisibile di Cristo. Il suo ufficio nell’organizzazione visibile della Chiesa occupa illegalmente.



Inoltre, con il suo silenzio ex-Papa Francesco ha approvato eresie contemporanee e con suoi gesti ha inoltre approvato il sincretismo con il paganesimo. Eresie contemporanee negano l’ispirazione divina della Scrittura, la divinità di Cristo, l’unicità della Sua morte redentrice sulla croce e la sua reale e storica risurrezione.
L’omosessualità promossa da Francesco Bergoglio è il frutto delle eresie contemporanee e del sincretismo.
Ogni vescovo, sacerdote ed ogni credente cattolico sono tenuti a separarsi interiormente dall’apostata Francesco. Non possono più obbedire a lui né alla struttura alla guida della quale egli sta. Se il vescovo o sacerdote ricorda il suo nome nella Divina Liturgia, dichiara pubblicamente di essere in comunione spirituale con l’apostata. Anche su di lui grava la maledizione di Dio – l’anatema. I credenti sono tenuti all’obbedienza a Dio e devono separarsi da questi traditori di Cristo. Non possono più obbedire loro. Se non l’avranno fatto anche loro incorreranno in maledizione di Dio – l’anatema.
Francesco Bergoglio già prima ha espulso lo Spirito Santo ed ha accolto lo spirito dell’anticristo. Lui non era e non è il Vicario visibile di Cristo. Egli è servo dell’anticristo e conduce le anime ingannate verso la perdizione eterna.


+ Elia

Patriarca del Patriarcato Cattolico Bizantino


+ Metodio, OSBMr

Vescovo-segretario

+ Timoteo, OSBMr

Vescovo-segretario


FESTA DI CRISTO RE







ULTIMA DOMENICA DI OTTOBRE  
FESTA DI CRISTO RE

Due feste della regalità di Cristo.
Trovammo già all'inizio dell'Anno Liturgico una festa della Regalità di Cristo: l'Epifania. Gesù, nato da poco, si manifestava ai Re dell'Oriente e al popolo d'Israele come "il Signore, che tiene nella sua mano il regno, la potenza, l'impero" (Introito della Messa dell'Epifania). Accogliemmo allora "il Salvatore, che veniva a regnare su di noi" (ibidem) e con i Magi gli offrimmo i nostri doni, fede e amore.
Perché la Chiesa al declinare dell'Anno Liturgico ci fa celebrare un'altra festa della Regalità di Cristo, della sua regalità sociale e universale?
Il giorno dell'Epifania noi abbiamo conosciuto la natura della regalità, non meno della dignità del neonato Bambino. Ma, forse, ci siamo lasciati affascinare dalla stella che, brillando nel cielo di Betlemme, ci recava la luce della fede e ci faceva sperare più vivo splendore per l'eternità. Cantammo allora la venuta dei gentili alla fede nella persona dei Magi, giunti dal lontano Oriente ai piedi del Re dei Giudei.

Il laicismo.
Oggi la Chiesa ci fa riflettere sulle conseguenze della chiamata universale alla fede in Cristo. Le nazioni si sono convertite nel complesso al Signore, che con le conoscenze soprannaturali ha portato loro i benefici di una civiltà sempre ignorata dal mondo antico. Purtroppo, ormai da due secoli, un errore perniciosissimo tutte le rovina e in modo particolare rovina la Francia: il Laicismo. Consiste nella negazione dei diritti di Dio e di nostro Signore Gesù Cristo sulla società umana, sia privata e familiare che sociale e politica. Gli apostoli della nuova eresia hanno ripreso il grido dei Giudei deicidi: Non vogliamo che costui regni sopra di noi. Con l'abilità, la tenacia e l'audacia dei figli delle tenebre si sono sforzati di cacciare Cristo da ogni luogo, hanno dichiarata immorale la vita religiosa, hanno espulso i religiosi, hanno tentato, sebbene invano, di imporre una costituzione scismatica alla Chiesa, hanno separato la Chiesa dallo Stato, negato alla società civile il dovere di aiutare gli uomini a conquistare i beni eterni, scardinato la famiglia con la legge del divorzio, tolto il crocifisso dai tribunali, dagli ospedali, dalle scuole e hanno infine dichiarato intangibili le loro leggi, facendo dello Stato un Dio.

Scopo della festa.
Di fronte a "questa peste dei nostri tempi", i Papi hanno alzata la loro voce. Ma continuando la marea a crescere, Pio XI approfittò dell'anno giubilare, per ricordare in modo solenne al mondo, con l'enciclica Quas primas del giorno 11 dicembre 1925, il pieno e totale potere di Cristo, Figlio di Dio, Re immortale dei secoli, su tutti gli uomini e tutti i popoli, in tutti i tempi. Perché l'insegnamento tanto necessario non fosse troppo presto dimenticato il Papa istituì, in onore della universale regalità di Cristo, una festa liturgica, che fu ad un tempo solenne ammonimento e riparazione per l'apostasia delle nazioni e degli individui, che all'insegna del laicismo tende a manifestarsi nella dottrina e nella vita. In tale festa, per disposizione del Sommo Pontefice, si rinnova la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore.
I fedeli trovano nel Breviario o, in modo più semplice, nel Messale l'insegnamento della Chiesa sulla regalità sociale di Cristo, insieme ad incomparabili formule di preghiera, di lode, di riparazione e di domanda da usarsi nella festa. Ma l'enciclica del Papa espone l'insegnamento in tutta la sua ampiezza e noi la riassumeremo, invitando a leggere il testo integrale, affinché, conosciuti i diritti del Signore, si respinga il veleno del laicismo e si vada con confidenza al Cuore di Gesù, che nella sua regalità è soltanto amore e misericordia.

La triplice regalità.
I fedeli potranno vedere nella enciclica come Cristo è Re delle intelligenze, dei cuori e delle volontà; chi sono i sudditi di questo Re; il triplice potere che la regalità comporta e la natura spirituale della regalità stessa.
In senso metaforico si è stabilito da molto tempo l'uso di attribuire a Cristo il titolo di Re, per l'eccellenza ed eminenza delle sue singolari perfezioni, per le quali sorpassa tutte le creature. Ci si esprime così, per dire che egli è il Re delle intelligenze umane, non tanto per la penetrazione della sua intelligenza umana e della vastità della sua scienza, ma piuttosto perché è la Verità stessa e gli uomini devono cercare in lui la verità e da lui riceverla con sottomissione. Egli poi è detto Re delle volontà non solo perché alla santità assoluta della divina volontà corrisponde l'integrità e la sottomissione perfetta della sua volontà umana, ma anche perché, attraverso la mozione e l'ispirazione della grazia, sottomette la nostra libera volontà, facendo sì che il nostro ardore si infiammi per le azioni più nobili. Infine Cristo è Re dei cuori, a causa della sua carità, che sorpassa qualsiasi immaginazione, nonché della dolcezza e della bontà, che attirano le anime. Di fatto, nessun uomo fu mai amato, né lo sarà mai, come Cristo Gesù da tutto il genere umano.

Regalità, conseguenza dell'unione ipostatica.
"Ma, per addentrarci di più nell'argomento, tutti possono vedere che il nome e il potere di Re spettano a Cristo nel senso proprio del termine. È nella qualità d'uomo che Cristo ha ricevuto dal Padre la potenza, l'onore, la regalità, perché il Verbo di Dio, che è consostanziale al Padre, tutto possiede in comune col Padre e, per conseguenza il potere sovrano e assoluto su tutte le cose... La Regalità di Cristo poggia sopra l'umione mirabile che vien detta unione ipostatica. Ciò posto, gli angeli e gli uomini devono adorare Cristo in quanto è Dio, ma devono obbedire a lui e manifestargli sottomissione anche in quanto uomo, cioè, per il solo motivo dell'unione ipostatica Cristo ha avuto potere su tutte le creature... ".

Il triplice potere.
"La regalità di Cristo comporta un triplice potere: legislativo, giudiziario, esecutivo. Senza questi poteri non si concepisce alcuna regalità. I Vangeli non solo ci assicurano che Cristo ha confermato delle leggi, ma ce lo presentano mentre stabilisce delle leggi... Gesù dichiara inoltre che il Padre gli ha concesso un potere giudiziario... e il potere giudiziario implica il diritto di decretare per gli uomini pene e ricompense anche in questa vita. Il potere esecutivo deve poi essere attribuito a Cristo, perché l'obbligo di obbedire ai suoi ordini è per tutti necessario, avendo egli stabilito pene alle quali nessuno che sia colpevole potrà sottrarsi".

Carattere della Regalità di Cristo.
"Che la Regalità di Cristo sia spirituale e si riferisca soprattutto alle cose spirituali... il modo stesso di agire di Cristo l'ha confermato... Davanti a Pilato Gesù dichiarò che il suo regno non è di questo mondo e, nel Vangelo, questo regno ci è presentato come un regno nel quale ci si prepara ad entrare con la penitenza e si entra soltanto per la fede e per il battesimo. Il Salvatore inoltre oppone il suo regno soltanto al regno di Satana e alla potenza delle tenebre; chiede ai suoi discepoli non solo di distaccarsi dalle ricchezze e da tutti i beni della terra, di praticare la dolcezza, di aver fame e sete di giustizia, ma anche di essere pronti alle rinunce e di portare la croce. Se Cristo Redentore si è comprata la Chiesa a prezzo del suo sangue e Cristo Sacerdote si offre perpetuamente vittima per i peccati degli uomini, chi non vede che la sua dignità regale deve avere il carattere spirituale di queste due funzioni di Sacerdote e di Redentore?
Sarebbe tuttavia errore negare che la regalità di Cristo si estenda alle cose civili, perché egli ha ricevuto dal padre un dominio assoluto, tale che si estende a tutte le cose create, le quali tutte sono sottomesse al suo dominio".

MESSA
Mentre in cielo gli Angeli e i Santi adorano l'Agnello immolato proclamandolo Re, noi ci raccogliamo nella Chiesa, per rinnovare il mistero della immolazione di questo Agnello e per proclamare anche noi la sua universale regalità nella vita individuale, familiare, sociale e politica, in terra e nell'eternità.
L'Epistola è un cantico vero e proprio in cui l'Apostolo san Paolo, rapito, proclama che cosa è Cristo per Dio, per la creazione e per la Chiesa. Il Padre è invisibile, abita in una luce, in una inaccessibile regione; ma ecco appare in mezzo a noi, perché si fa uomo come noi, versa il suo sangue per noi, Colui che è sua immagine, che è nato da Lui, che è Dio come Lui.
Dio: La creazione è opera sua, tutto per Lui sussiste, in Lui noi abbiamo vita, il movimento e l'essere, tutto esiste per Lui.
Capo della creazione, è capo ancora della Chiesa, che è il suo corpo, la sua Sposa. Tra essi vi è unità di vita e la vita egli l'ha nella pienezza e la pienezza si dispensa senza esaurirsi. Viene da Lui ogni bellezza, viene da Lui ogni santità, come dalla sua sorgente.
Il Padre lo volle così, nel suo disegno volto a ricondurre tutte le cose all'unità primitiva e a pacificare, nel sangue del suo Figlio, tutto quanto esiste in cielo e in terra.

EPISTOLA (Col 1,12-20). - Fratelli: Ringraziamo Dio Padre, il quale ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce, e, liberandoci dall'impero delle tenebre, ci ha trasportati nel regno del suo diletto Figliolo, nel quale, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati. Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, il primogenito di tutte le creature, perché in lui sono state fatte tutte le cose, in cielo e in terra, visibili e invisibili, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà; tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è avanti a tutte le cose e tutto sussiste in lui. Egli è il capo del corpo della Chiesa, lui che è il principio e il primogenito tra i morti, in ogni cosa, affinché sia il primo. Infatti piacque (al Padre) che in lui abitasse ogni pienezza (della divinità) e, facendo la pace mediante il sangue della sua croce, per mezzo di lui ha voluto riconciliare con sé tutte le cose, quelle che sono sulla terra e quelle che sono in cielo, in Gesù Cristo, Nostro Signore.

VANGELO (Gv 18, 33-37). - In quel tempo: Pilato domandò a Gesù: Sei tu il Re dei Giudei? Gesù rispose: dici questo da te stesso, oppure altri te l'hanno detto di me? Disse Pilato: Sono forse Giudeo? La tua nazione e i grandi sacerdoti ti han messo nelle mie mani: che hai fatto? Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo il mio regno, i miei ministri, certo, avrebbero combattuto perché non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma il regno mio non è di quaggiù. Dunque tu sei Re? gli chiese allora Pilato. Gesù rispose: Tu lo dici, io sono Re. Sono nato per questo, e per questo sono venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chi è per la Verità ascolta la mia voce.



Il dialogo tra Gesù e Pilato ci rivela il carattere spirituale e universale della Regalità del Messia, la sua origine e il suo fine: "Io sono nato e sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità: chi è per la verità ascolta la mia voce". Commentando questo testo, sant'Agostino ci rivela il disinteresse e la bontà del nostro Re: "Che cosa era per il Signore essere re d'Israele? Era forse qualcosa di grande per il Re dei secoli diventare re degli uomini? Cristo non è re d'Israele per esigere tributi, per armare di ferro dei battaglioni e per domare visibilmente i suoi nemici, ma è re d'Israele per governare le anime, per vegliare su di esse nell'eternità, per condurre al regno dei cieli quelli che credono, che sperano, che amano".
Facciamo dunque vedere che siamo suoi sudditi dando a lui l'omaggio della nostra fede, della nostra confidenza e del nostro amore.
Meglio che nelle altre preghiere del santo sacrificio, nel Prefazio è proposta alla fede e alla pietà dei credenti l'esatta nozione teologica della regalità di Cristo. Come Figlio unico del Padre, al quale è coeterno e consostanziale, il Verbo incarnato comunica alla sua santa umanità, in virtù dell'unione ipostatica, la doppia unzione divina del Sacerdozio e della Regalità. In virtù del sacrificio redentore sull'altare della Croce, come per la nascita eterna, egli sottomette al suo indistruttibile imperio tutte le creature in un regno di Verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore, di pace" (P. de la Brière, Études, t. 186, p. 358).

PREFAZIO
È cosa davvero degna e giusta, equa e salutare renderti grazie in ogni tempo e in ogni luogo, o Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che ungesti con l'olio della letizia il tuo unico Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, Sacerdote eterno e Re dell'Universo, perché immolando se stesso sull'altare della Croce, ostia immacolata e pacifica, compì il mistero sacro della redenzione dell'uomo e, sottomesse al suo impero tutte le creature, procurò alla tua immensa maestà un regno eterno e universale, regno di verità e di vita, regno di santificazione e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace. Per questo...

PREGHIAMO
O Dio onnipotente ed eterno che volesti restaurare ogni cosa nel tuo diletto Figliolo, Re dell'universo, fa' che tutte le famiglie del mondo, disgregate a causa del peccato, si sottomettano alla sua soavissima autorità.

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1210-1215

martedì 15 ottobre 2013

FSSPX: Comunicato stampa



La Fraternità San Pio X ha ricevuto in queste ore la richiesta da parte dei familiari del signor Erich Priebke di poter celebrare le esequie del controverso ex ufficiale tedesco già condannato dalla giustizia italiana per l’atroce eccidio delle Fosse Ardeatine.
Un cristiano che è stato battezzato e che ha ricevuto i sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia, qualunque siano stati le sue colpe ed i suoi peccati, nella misura in cui muore riconciliato con Dio e con la Chiesa ha diritto alla celebrazione della S. Messa e alle esequie. 
Con la presente ribadiamo il nostro rifiuto di ogni forma di antisemitismo e di odio razziale ma anche dell’odio sotto tutte le sue forme.  La religione cattolica è quella della misericordia e del perdono.
Questo funerale si sarebbe dovuto svolgere in forma privata, senza alcuna enfasi o strumentalizzazione mediatica.
Nell’augurare un buon lavoro a tutti i signori giornalisti restiamo convinti della necessità di non scambiare un atto di pietà cristiana con un gesto ideologico, la pietà e la misericordia non possono essere intermittenti, ma devono guidare sempre la Chiesa di Cristo.
Con la presente smentiamo risolutamente qualunque altra presunta dichiarazione di membri della Fraternità raccolte in queste ore dai giornali.
Il Distretto d’Italia della Fraternità San Pio X


http://www.sanpiox.it/public/