domenica 30 dicembre 2012

Il Terzo Segreto di Fatima, la impostora Suor Lucia, e la Fine del Mondo

Il Terzo Segreto di Fatima, la impostora Suor Lucia, e la Fine del Mondo 

 

 

 

 La Vergine è stata imbavagliata dal Vaticano, che non l’ha voluto far parlare, non rivelando il suo vero messaggio

 

 

Il documentario è  in inglese, c'è la possibilità con Google di avere  i sottotitoli in italiano, andando a cliccare nell’apposita sezione una volta che si é avviato il video.

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Attenzione alla cultura


Numero CCLXXXV (285)                                               29 dicembre 2012


  Attenzione alla cultura

 Dato che la direzione della Fraternità San Pio X sembra vacillare, i cattolici che amano la Fraternità, perché da essa hanno ricevuto tanto negli anni, potrebbero essere tentati di pensare che, come semplici fedeli, non possano fare tanto per essa. Se è così, si sbaglierebbero. Vogliano leggere le seguenti riflessioni di un mio amico, tra le cui righe si può capire che se Dio non salva la Fraternità per loro, cosa che certo potrebbe fare, la rovina della Fraternità dipenderà almeno in parte da loro. Quanto segue è un adattamento della lettera del mio amico:-

“Un accordo pratico sarebbe rovinoso per la causa della Tradizione cattolica. Basta guardare a quanto è accaduto ai Redentoristi tradizionali in Scozia… Le due Messe non possono coesistere. L’una scaccerà sempre l’altra… Ho partecipato di recente ad una Messa Novus Ordo. L’intera chiesa era pervasa da parlottii e applausi continui… Le due parti sono semplicemente troppo distanti per un lavoro in comune. Nessun comune intento è possibile tra modernità e Tradizione.

“Vi è poi la profonda rivoluzione che ha travolto la civiltà moderna, compreso il movimento tradizionale, e che in gran parte è stata trascurata dalla direzione della Tradizione… La tecnologia elettronica ha prodotto uno sconvolgimento culturale nelle nostre vite, specialmente delle giovani generazioni. Se questa tecnologia non viene governata correttamente, di certo indebolisce la fede, perché può coinvolgere l’intera vita delle persone. Sovente i giovani ne sono catturati. Si attaccano ad essa per l’intera giornata. E le persone che se ne lasciano inghiottire perdono l’equilibrio, diventano incapaci di svegliarsi al mattino, di tenere una conversazione dal vivo o di mantenere un lavoro.

“Ora, se una compagine sportiva non viene ammonita dal suo allenatore, i suoi standard di giuoco incominciano a venir meno. Se i cattolici non vengono ammoniti sulle questioni culturali, come la musica, l’abbigliamento femminile o l’uso della televisione, i loro standard culturali cominciano a decadere, cosa che comporta profonde implicazioni sulla loro fede. I genitori tradizionali sono lasciati soli con le loro famiglie nella lotta per tenere fuori dalle loro case la mondanità del mondo moderno, poiché la direzione della FSSPX ha trascurato questa rivoluzione culturale o non le presta la dovuta attenzione. Ho avuto molte lunghe discussioni con delle famiglie tradizionali che sono preoccupate per il modo in cui si sta evolvendo il movimento tradizionale. Se i movimenti religiosi vogliono prosperare, devono prendere posizione sulle questioni culturali. La Tradizione si è rafforzata quando ha deciso di prendere posizione sulla televisione. Ma se non si prende posizione sulle questioni culturali, ben presto la tenuta delle posizioni dottrinali si indebolisce.

“L’ultimo Capitolo della FSSPX può aver impedito per il momento che essa cadesse nel baratro, ma questo non mi conforta molto. Esso ha prestato molta attenzione alla definizione di parametri relativi a delle future discussioni con Roma in vista di un accordo. Eppure Roma sostanzialmente non è cambiata dal 1988. A mio parere, la FSSPX ha bisogno di recuperare il ruolo profetico che la contraddistingueva quando era ancora in vita Mons. Lefebvre. Il movimento tradizionale ha bisogno di denunciare con forza il modernismo e il liberalismo che stanno portando alla distruzione la Chiesa cattolica. Ultimamente, questa denuncia è stata messa in sordina. Forse molti sacerdoti tradizionali sono distratti dai conforti che pensano di poter acquisire da un accordo con Roma.”

Sta a voi, cari lettori.
Nelle vostre case, basta con la musica di scarto e priva di valore. Sbarazzatevi della televisione. Riducete al minimo l’elettronica. Madri, indossate le gonne tutte le volte che è possibile, cioè per la gran parte del tempo. Altrimenti, non ci si lamenti se Dio non salva la Fraternità. Egli non impone i suoi doni ad alcuno.
Sia benedetto il suo nome per sempre.

Kyrie eleison.


© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
Viene concessa una licenza non esclusiva inerente la stampa, la spedizione tramite e.mail, e/o la pubblicazione di questo articolo in Internet agli utenti che desiderassero farlo, a patto che non vengano apportate modifiche al contenuto così riprodotto o distribuito, e che esso conservi al suo interno il presente avviso. Oltre a questa licenza, limitata e non esclusiva, nessuna parte di questo articolo può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo sia elettronico che meccanico senza il permesso scritto dell'Editore, eccezion fatta per i recensori che possono citare brevi passaggi in una recensione, o tranne nei casi in cui vengano conservati i diritti sui contenuti qui riprodotti dal (dai) rispettivo(i) Autore(i), o da altri detentori del diritto d'Autore. In questi casi, la riproduzione di quegli specifici contenuti è soggetta all'autorizzazione che può essere concessa solo da chi ne possiede i(l) diritti(o) d'Autore. Ogni richiesta di riproduzione deve essere indirizzata a editorial@dinoscopus.org.


"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: NASCE CRISTO


Numero CCLXXXIV (284)                                                         22 dicembre 2012



NASCE CRISTO
 
Il richiamo del Divino Bambino tra le braccia della sua Vergine Madre, fa ancora del Natale la più popolare delle feste cristiane, ma come il mondo si allontana da Dio, così il cuore e l’anima della scena della Natività si dissolvono, e i sentimenti natalizi diventano sempre più falsi. In verità, la Cristianità è dissolta. Con la liturgia della Madre Chiesa è tempo di tornare agli anni prima di Cristo, quando gli uomini saggi gioivano intensamente nell’attesa della sua venuta. Per loro, essa sola dava senso all’infelicità del genere umano sempre più devastato dalle conseguenze del peccato originale. Essa era la loro grande speranza che non poteva essere scossa. Il Cristo sarebbe venuto e con Lui le porte del Paradiso si sarebbero aperte di nuovo per le anime di buona volontà. Ecco di seguito le antifone della quarta Domenica di Avvento, composte con testi del Vecchio Testamento.< /p>
Suonate la tromba in Sion, perché il giorno del Signore è vicino: ecco, Egli viene a salvarci, allelúja, allelúja.” Se gli uomini non vogliono essere salvati, allora a mala penapossono capire perché sono nati e moriranno in un maggiore o minore grado di disperazione. Ma se vogliamo essere felici per tutta l’eternità, e se sappiamo che solo Gesù Cristo rende possibile questo, oh, come dobbiamo rallegrarci che Egli sia venuto!
Ecco, viene il desiderato da tutte le genti: e la casa del Signore sarà piena di gloria, allelúja.” Come il peccato originale è universale, così i Magi vennero da terre straniere e lontane per adorare il loro Salvatore a Betlemme, e sarebbero venuti da tutte le nazioni del mondo per il desiderio di Lui. Così, da allora i cristiani vengono da tutte le nazioni per trovare il loro Salvatore nella Sua Chiesa Cattolica, che hanno riempita con la gloria di cerimonie, di edifici, di paramenti, di arte e di musica, tutti bellissimi, fin da allora.
Lo storto diventa diritto, e le vie accidentate si appianano: vieni, o Signore, e non tardare.” Quattromila anni dopo la caduta di Adamo ed Eva, il mondo era diventato abbastanza storto. Duemila anni fa, con la nascita di Nostro Signore ebbe inizio la più sorprendente trasformazione del genere umano. Per secoli abbiamo dato per scontato che le vie piane della civiltà sarebbero rimaste tali, ma con il rifiuto di Cristo da parte degli uomini, quelle vie sono tornate ad essere più accidentate che mai – basta leggere un qualunque quotidiano. Vieni, o Signore, ritorna, e non tardare, perché altrimenti ci divoreremo l’un l’altro come bestie feroci.
Il Signore viene, correteGli incontro dicendo: Grande è il suo inizio, e il suo regno non avrà fine: è Dio, Potente, Dominatore, Principe della pace, allelúja, allelúja.” Forse è con queste parole che i Magi salutarono il Cristo Bambino che trovarono dopo un lungo viaggio. I convertiti di oggi, dopo lunghi travagli nei deserti dell’empietà, possono ancora trovare parole simili per ricordarci come dev’essere accolto il Bambino nel presepe. Senza di Lui il mondo non può avere pace, e si trova sull’orlo di un’altra guerra terribile. O Divino Bambino, vieni, non tardare, o saremo perduti.
La tua Parola onnipotente, o Signore, giungerà dal trono reale, allelúja.” Cristo che nasce è la Seconda Persona della Santissima Trinità, Egli discende dall’alto dei Cieli, si riveste della debole natura umana, nasce da una Madre umana, per riscattarci dalla schiavitù del Diavolo e riaprire le porte del Paradiso alle anime di buona volontà, pronte a credere. O Divino Bambino, io credo. Aiuta Tu la mia incredulità e nella Festa della tua nascita aiuta con speciali grazie milioni e milioni di anime incredule.

Kyrie eleison. 

 

© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
Viene concessa una licenza non esclusiva inerente la stampa, la spedizione tramite e.mail, e/o la pubblicazione di questo articolo in Internet agli utenti che desiderassero farlo, a patto che non vengano apportate modifiche al contenuto così riprodotto o distribuito, e che esso conservi al suo interno il presente avviso. Oltre a questa licenza, limitata e non esclusiva, nessuna parte di questo articolo può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo sia elettronico che meccanico senza il permesso scritto dell'Editore, eccezion fatta per i recensori che possono citare brevi passaggi in una recensione, o tranne nei casi in cui vengano conservati i diritti sui contenuti qui riprodotti dal (dai) rispettivo(i) Autore(i), o da altri detentori del diritto d'Autore. In questi casi, la riproduzione di quegli specifici contenuti è soggetta all'autorizzazione che può essere concessa solo da chi ne possiede i(l) diritti(o) d'Autore. Ogni richiesta di riproduzione deve essere indirizzata a editorial@dinoscopus.org.


                               

lunedì 24 dicembre 2012

BUON NATALE

I sacerdoti, i frati e le suore della Fraternità San Pio X, augurano a tutti i lettori del loro sito un Buon Natale e un nuovo anno ricco di grazie e benedizioni.

 

http://www.sanpiox.it/public/ 


sabato 22 dicembre 2012

Piccolo catechismo del sedevacantismo

Piccolo catechismo del sedevacantismo 

di Dominicus


 Questo articolo è stato pubblicato sul n° 79 (inverno 2011-2012) della rivista Le Sel de la Terre - Intelligence de la foi -  Rivista trimestrale di dottrina tomista a servizio della Tradizione
La rivista, curata da Padri Domenicani collegati alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, è una pubblicazione cattolica di scienze religiose e di cultura cristiana, posta  sotto il patronato di San Tommaso d’Aquino, in forza della sicurezza della dottrina e della chiarezza d’espressione del “Dottore Angelico”. Essa si colloca nel quadro della battaglia per la Tradizione iniziata da Mons. Marcel Lefebvre e si presenta in maniera tale da potersi rivolgere ad ogni cattolico che voglia approfondire la propria fede.
 Oltre alla rivista, i Padri Domenicani di Avrillé pubblicano testi diversi.
Per l’abbonamento alla rivista e per l’acquisto dei testi pubblicati occorre rivolgersi a:
Editions du Sel de la terre, Couvent de la Haye-aux-Bonshommes - 49240 Avrillé - Francia. -
Tel: +33 2.41.69.20.06 - Fax: +33 2.41.34.40.49
Posta elettronica:  dominicains-avrille@wanadoo.fr
Sito internet: http://seldelaterre.fr/

L’abbonamento per l’Italia (4 numeri) costa 55 Euri e comprende l’abbonamento alla Lettre des Dominicains d’Avrillé. Può essere richiesto  scrivendo al Convento o inviando l’importo tramite bonifico bancario:
IBAN: FR34 2004 1010 1101 6571 0D03 235; BIC: PSSTFRPPNTE

Si può avanzare la richiesta ed effettuare il pagamento anche per via elettronica, accedendo al sito internet su indicato.


Articolo tratto da:  http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV378_Catechismo_Sedevacantismo.html

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Una prima edizione di questo piccolo catechismo è stata pubblicata nel n° 36 di Le Sel de la Terre. Questa seconda edizione, rivista e notevolmente aumentata, tiene conto dei dibattiti e delle obiezioni sollevate dalla prima.


Introduzione: tra Scilla e Cariddi

Nella zona di Messina, tra la Sicilia e l’Italia, vi sono due formidabili barriere: Scilla e Cariddi. Per fare la traversata è necessario evitare entrambe le insidie. Molti navigatori imprudenti o sprovveduti, volendo evitare l’una, hanno fatto naufragio sull’altra: sono finiti da Scilla a Cariddi.
Attualmente, di fronte alla crisi nella Chiesa, vi sono due errori da evitare: il modernismo (che a poco a poco ci fa perdere la fede) e il sedevacantismo (che tende allo scisma). Se vogliamo rimanere cattolici bisogna passare tra l’eresia e lo scisma, tra Scilla e Cariddi.
In questo «piccolo catechismo», noi affrontiamo una delle due insidie, ma non bisogna dimenticare l’altra: col pretesto di evitare i pericoli del sedevacantismo, non bisogna minimizzare i pericoli del modernismo, veicolato dalla Chiesa conciliare.


La posizione di Mons. Lefebvre

La posizione che esporremo qui è quella di Mons. Lefebvre, la stessa che noi, ad Avrillé, abbiamo sempre difeso.
Eccone un breve riassunto:

1) Mons. Lefebvre si è posto la domanda pubblicamente:
Noi ci troviamo veramente al cospetto di un dilemma enormemente grave che, io credo, non si è mai presentato nella Chiesa. Io penso che in tutta la storia della Chiesa, non sia mai accaduto che colui che siede sul Soglio di Pietro abbia partecipato a dei culti di falsi dei (Pasqua 1986). Se qualcuno dice che il Papa è apostata, eretico, scismatico, secondo l’opinione probabile dei teologi (se è vera) egli non sarebbe più Papa e quindi noi ci troveremmo nella situazione di «Sede vacante». È un’opinione. Io non dico che essa non possa avere degli argomenti a favore, delle possibilità (18 marzo 1977). Non è impossibile che questa ipotesi un giorno venga confermata dalla Chiesa, poiché ha di per sé delle serie argomentazioni. In effetti, sono numerosi gli atti di Paolo VI che, se compiuti da un vescovo o da un teologo, in questi vent’anni, sarebbero stati condannati come sospetti d’eresia, come favorenti l’eresia (24 febbraio 1977).

2) Tuttavia, dopo aver riflettuto, egli ha preferito la soluzione contraria:
Ma io non penso che questa sia la soluzione che dobbiamo assumere, che dobbiamo seguire. Per il momento, personalmente penso che sarebbe un errore seguire una tale ipotesi (18 marzo 1977). Ma ciò nonostante, questo non vuol dire che io sia assolutamente certo di aver ragione con la posizione che assumo; io mi dispongo in maniera prudenziale. Più che nel dominio puramente teologico, puramente teorico, io mi colloco nel dominio prudenziale. Quando le cose sono molto difficili e molto delicate, io penso che il Buon Dio ci chiede di avere, non solo le idee chiare dal punto di vista puramente teorico e teologico, ma anche dal punto di vista pratico, e ci chiede di agire con una certa saggezza, con una certa prudenza, che può sembrare un po’ in contrasto con certi principi, e di non essere di una logica assoluta (5 ottobre 1978). Dal momento che io non ho l’evidenza che il Papa non sia il Papa, allora io presumo che lo sia. Non dico che non possano esserci degli argomenti che in certi casi possano metterlo in dubbio, ma bisogna avere l’evidenza che non si tratti solo di un dubbio, di un dubbio valido. Se l’argomento è dubbio, non possono derivarne delle conseguenze enormi! (16 gennaio 1979). Le Fraternità Sacerdotale non accetta [questa] soluzione, ma, sulla base della storia della Chiesa e della dottrina dei teologi, pensa che il Papa possa favorire la rovina della Chiesa, scegliendo e lasciando agire dei cattivi collaboratori, firmando dei decreti che non impegnano la sua infallibilità, talvolta anche per sua stessa ammissione, e che causano un danno considerevole alla Chiesa. Per la Chiesa, niente è più pericoloso dei papi liberali, che si trovano in una continua incoerenza (13 settembre 1982). Nella pratica, la cosa non ha influenza sul nostro comportamento pratico, perché noi rigettiamo fermamente e coraggiosamente tutto ciò che è contrario alla fede, senza chiederci da dove venga, senza chiederci chi sia il colpevole (5 ottobre 1978).

Domande e risposte

Di che parliamo?

Che cos’è il sedevacantismo?
Il sedevacantismo è l’opinione di coloro che pensano che gli ultimi papi dopo il Concilio, non siano dei veri papi. Di conseguenza, la sede di Pietro non sarebbe occupata: cosa che in latino è indicata con l’espressione «Sede vacante».

Da dove viene questa opinione?
Questa opinione è derivata dalla gravissima crisi che è presente nella Chiesa a partire dall’ultimo Concilio, crisi che Mons. Lefebvre chiamava giustamente la «terza guerra mondiale». Questa crisi ha come causa più grave il fallimento dei romani pontefici che insegnano o permettono che si diffondano gli errori più gravi sull’ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità, ecc.
I sedevacantisti pensano che dei veri papi non potrebbero essere responsabili di una tale crisi e quindi ritengono che questi non siano dei «veri papi».

Può spiegare brevemente in che consista questa crisi nella Chiesa?
Lo farò citando Don Gleize: Quello che spiega di più sono i discorsi pubblicati regolarmente nell’Osservatore Romano e che affermano continuamente il principio della libertà religiosa, della laicità degli Stati e dell’ecumenismo, principio che è in contraddizione formale con l’insegnamento costante e unanime del magistero pontificio di prima del Vaticano II […] Nel passato è potuto accadere che dei papi non siano stati all’altezza della loro missione. Essi, una volta o l’altra, sono potuti venir meno al loro ruolo di pastori, mettendo in pericolo, più o meno grave, più o meno diretto, l’unità della fede nella Santa Chiesa. Ma questa attitudine si spiega con dei motivi di ordine essenzialmente morale. Nessuno di questi papi è stato legato all’errore per convinzione intellettuale. Essi hanno fallito senza un’adesione necessariamente intellettuale all’errore, e questo è avvenuto sia per mancanza di coraggio in mezzo alla persecuzione, com’è il caso di Liberio, sia per una certa ingenuità o per eccesso di conciliazione, come nel caso di Onorio e Vigilio, sia infine per una sorta di intemperanza teologica, come nel caso di Giovanni XXII. L’attitudine più grave di tutte, quella del Papa Onorio, ha meritato la censura favens haeresim, e non ha comportato la condanna di questo papa come eretico formale. […] Ma a fronte di questi casi isolati, l’attitudine costante di tutti i papi successivi al concilio Vaticano II, presenta un aspetto molto diverso. La predicazione quotidiana dei sovrani pontefici è costantemente inficiata dai falsi principi della libertà religiosa, dell’ecumenismo e della collegialità. Sono degli errori gravi e sono la conseguenza dell’«eresia del XX secolo», per riprendere l’espressione di Jean Madiran, l’eresia del neo-modernismo. Errori costanti e ripetuti, da Giovanni XXIII a Paolo VI a Benedetto XVI, errori che non sono la conseguenza di una debolezza o di una ingenuità passeggera, ma sono invece l’espressione di un’adesione forte dell’intelligenza, l’affermazione di un convincimento attentamente maturato. Ecco perché una tale situazione è esattamente senza precedenti (Don Jean-Michel Gleize, Vu de haute, 14 (2008), p. 95-96).

Tutti i sedevacantisti sono d’accordo tra loro?
No. Nient’affatto. Per riprendere le parole di uno di essi:
I sedevacantisti sono dispersi secondo almeno sei correnti:
-Vacanza totale – vacanza formale e permanenza materiale (tesi di Cassiciacum);
- Accettazioni delle consacrazioni senza mandato apostolico – rifiuto di queste consacrazioni;
- Rigetto fuori dalla Chiesa di tutti quelli che non sono sedevacantisti – rifiuto di un tale rigetto;
- Le leggi ecclesiastiche conservano la loro forza imperativa – le leggi sono prive di forza esecutiva;
- Accettazione del principio di un conclave al di là dei collegamenti romani – rifiuto di una tale possibilità;
- La vacanza dell’autorità data dalla more di Pio XII / da dopo la Pacem in terris / da dopo la morte di Giovanni XXIII / da dopo la proclamazione della libertà religiosa ( 7 dicembre 1965) [E il nostro sedevancatista ha dimenticato un’altra teoria: dopo la sostituzione di Paolo VI con un sosia].
Questo ci fornisce, salvo errore, 160 possibilità. Ma ciò che è comune a tutti i sedevacantisti è che pensano che non si debba pregare pubblicamente per il Papa.


Gli argomenti dei sedevacantisti


Su quali argomenti i sedevacantisti basano le loro teorie?

Su degli argomenti a priori e degli argomenti a posteriori. A priori: essendo eretico, il Papa non può essere vero papa. Cosa che si può provare in maniera teologica (un eretico non può essere capo della Chiesa… ora Giovanni Paolo II è eretico… quindi…) o in maniera giuridica (le leggi della Chiesa invalidano l’elezione di un eretico… ora il cardinale Wojtyla – o Ratzinger – al momento dell’elezione era eretico… dunque).
Ancora a priori: il «papa» attuale, essendo stato consacrato vescovo col nuovo rito di consacrazione episcopale, inventato da Paolo VI, non è vescovo… Ora, per essere papa bisogna essere vescovo di Roma… dunque….
A posteriori: si constata che degli atti posti dai papi sono cattivi o erronei, mentre invece dovrebbero essere coperti dall’infallibilità. Dunque questi papi non sono veramente papi.

L’argomento teologico dell’eresia del Papa

Non è vero che un papa che diventa eretico perde il pontificato?

San Roberto Bellarmino dice che un papa che diventasse eretico in maniera formale e manifesta, perderebbe il pontificato. Perché questo si applichi a Giovanni Paolo II, è necessario che egli sia eretico formale, cioè che rifiuti coscientemente il magistero della Chiesa; e che questa eresia formale sia manifesta agli occhi di tutti. Ma se i papi successivi a Paolo VI, e soprattutto Giovanni Paolo II (1), presentano molto spesso delle affermazioni eretiche o che portano all’eresia, non è facile dimostrare che essi sono coscienti di rigettare un dogma della Chiesa. Fin quando non si abbia una prova certa, è più prudente astenersi dal giudizio. Era questo il modo d’agire di Mons. Lefebvre.

Un cattolico che fosse convinto che Giovanni Paolo II è eretico in maniera formale e manifesta, dovrebbe concludere che non è più papa?
No, perché secondo l’opinione «comune» (Suarez), cioè «più nota» (Billuart), i teologi pensano che anche un papa eretico possa continuare ad esercitare il papato. Perché egli perda la sua giurisdizione, è necessaria una dichiarazione dei vescovi cattolici (soli giudici della fede per volontà divina, al di fuori del Papa) che constati l’eresia del Papa (2).  «Secondo l’opinione più comune, Cristo, con una provvidenza particolare per il bene comune e la tranquillità della Chiesa, continua a conferire la giurisdizione ad un pontefice perfino manifestamente eretico, fino a quando non sia dichiarato eretico manifesto dalla Chiesa» (Billuart, De Fide, diss. V, a. III, §3, ob. 2).
Ora, in una materia così grave non è prudente andare contro l’opinione comune.

Ma com’è possibile che un eretico, che non è più membro della Chiesa, possa esserne il capo?
Il Padre Garrigou-Lagrange, basandosi su Billuart, nel suo trattato De Verbo incarnato (p. 232), spiega come un papa eretico, pur non essendo membro della Chiesa, possa continuare ad esserne il capo. In effetti, ciò che è impossibile nel caso di un capo fisico, è possibile (pur essendo anormale) per un capo morale secondario. «Il motivo è che, mentre un capo fisico non può esercitare l’influenza sui membri senza ricevere l’influsso vitale dell’anima, un capo morale, com’è il pontefice [romano], può esercitare una giurisdizione sulla Chiesa anche se non riceve dall’anima della Chiesa alcuna influenza di fede interna e di carità». In breve, il Papa è costituito membro della Chiesa per la sua fede personale, che può perdere, ma è il capo della Chiesa visibile con la giurisdizione e il potere che possono rimanere in concomitanza con un’eresia.

L’argomento canonico dell’eresia del Papa (3)

Che pensare dell’argomento canonico?
I sedevacantisti si basano sulla Costituzione Apostolica Cum ex apostolatus di Papa Paolo IV (1555-1559). Ma degli studi validi hanno dimostrato che questa Costituzione avrebbe perso la sua forza giuridica (4). Ciò che resta valido in questa Costituzione è il suo aspetto dogmatico, e di conseguenza ad essa non i può far dire niente di più dell’argomento teologico esaminato prima.

Tuttavia, il Codice, nell’edizione di Gasparri (CIC cum fontium annotazione, Roma), fa riferimento in nota alla Costituzione Cum ex apostolatus.
Queste note del Codice nell’edizione di Gasparri, indicano le fonti del Codice, ma questo non significa che tutte queste fonti siano ancora in vigore! Il Codice del 1917, al canone 6 (5°) dice che le pene che non sono richiamate nel Codice, sono abrogate. Ora, la Costituzione Cum ex apostolatus era una legge penale, poiché infliggeva la privazione di un ufficio ecclesiastico e le pene che essa prevedeva non vengono riprese nel Codice.
Vi è di più: anche prima del nuovo Codice, San Pio X aveva abrogato la Costituzione di Paolo IV; nella sua Costituzione Vacante sede apostolica del 25 dicembre 1904,  dichiara nulla ogni censura che possa togliere la voce attiva o passiva ai cardinali del conclave. E il canone 160 del Codice dichiara che l’elezione del Papa è regolata unicamente da questa Costituzione di San Pio X.
La Costituzione di Pio XII dell’8 dicembre 1945, Vacantis Apostolicae Sedis, che ha sostituito quella di San Pio X, riprende la stessa disposizione sull’argomento: «Nessun cardinale può essere escluso in alcun modo dall’elezione attiva e passiva del Sommo Pontefice, né per pretesto alcuno, né a causa di scomunica, di sospensione, di interdetto o altro impedimento ecclesiastico. Rimuoviamo l’effetto di queste censure solo per questo genere di elezione, mantenendo loro il loro vigore per tutto il resto» (n° 34).

L’argomento della nullità della consacrazione episcopale del Papa (5)

Certi sedevacantisti arguiscono che l’attuale papa è stato consacrato vescovo col nuovo rito inventato da Paolo VI, rito che essi ritengono invalido; così che Benedetto XVI non sarebbe vescovo e né tampoco papa.

Il nuovo rituale per la consacrazione episcopale è tratto da una preghiera che si trova nella Tradizione apostolica di Sant’Ippolito, che daterebbe dai primi del III secolo. Anche se questa datazione è probabile, essa non è ammessa da tutti: certuni pensano che si tratti di una «compilazione anonima contenente elementi di date diverse». Quanto a Sant’Ippolito, si pensa che egli sia stato antipapa per un po’ di tempo, prima riconciliarsi col Papa San Ponziano, al momento del loro comune martirio (en 235). Da questa stessa opera deriva il canone secondo della nuova Messa.
Tuttavia, questa preghiera di consacrazione è ripresa, con alcune varianti, in due riti orientali, il rito copto, in uso in Egitto, e il rito siriano occidentale, usato specialmente dai maroniti. È stato quindi adottato dai riformatori post-conciliari per manifestare l’unità delle tradizioni dei tre grandi patriarcati: Roma, Alessandria, Antiochia. In ragione di questa prossimità con due riti cattolici, non si può affermare che la preghiera di Paolo VI sia invalida.

È vero che il nuovo rito di Paolo VI si avvicina al rito anglicano che è stato dichiarato invalido da Leone XIII?
È vero che il rito di Paolo VI si avvicina al rito anglicano, ma non al rito condannato da Leone XIII. Dopo la condanna delle ordinazioni anglicane emessa da Leone XIII, la chiesa anglicana e quella episcopale hanno introdotto anch’esse una nuova preghiera di consacrazione, ripresa da Sant’Ippolito, allo scopo di avere un rito accettabile dai cattolici.

Gli argomenti a posteriori

I sedevacantisti, non ritengono di trovare una conferma della loro opinione negli errori del Concilio e nella nocività delle leggi liturgiche e canoniche della Chiesa conciliare?

In effetti, i sedevacantisti pensano generalmente che l’insegnamento del Concilio avrebbe dovuto essere coperto dall’infallibilità del magistero ordinario universale (MOU), e quindi non avrebbe dovuto contenere errori. Ma, dal momento che ci sono degli errori, per esempio sulla questione della libertà religiosa, essi ne deducono che in quel momento Paolo VI aveva cessato di essere papa (6).
In realtà, se si accettasse questo ragionamento, bisognerebbe dire che in quel momento era sparita tutta la Chiesa cattolica e che «le porte dell’inferno avevano prevalso contro di essa», perché l’insegnamento del magistero ordinario universale è quello di tutti i vescovi, di tutta la Chiesa docente.
È più semplice pensare che l’insegnamento del Concilio e della Chiesa conciliare non sia coperto dall’infallibilità del magistero ordinario universale, per le ragioni spiegate nell’articolo su «L’autorità del Concilio», pubblicato in Le Sel de la Terre n° 35 (inverno 2000-2001).

Può riassumere l’essenziale di questa argomentazione?
La ragione principale per la quale l’insegnamento conciliare sulla libertà religiosa (per esempio) non è coperto dal MOU, è che il magistero conciliare non si presenta come insegnante delle verità da credere o da tenere in maniera ferma e definitiva (7). L’insegnamento conciliare non si presenta più come «necessario alla salvezza»; cosa che è logica poiché coloro che lo professano, pensano che ci possa salvare anche senza la fede cattolica. Non essendo imposto con autorità, questo insegnamento non è coperto dall’infallibilità. Lo stesso si può dire delle leggi liturgiche (la nuova Messa, le nuove canonizzazioni…) e canoniche (il nuovo Codice di Diritto Canonico) promulgate dagli ultimi papi: esse non sono coperte dall’infallibilità, benché normalmente avrebbero dovuto esserlo (8).


La tesi di Cassiciacum (9)

Può spiegare che cosa significhi essere papa «materialiter»?
La principale difficoltà del sedevacantismo sta nello spiegare come la Chiesa possa continuare ad esistere in maniera visibile (poiché essa ha ricevuto da Nostro Signore la promessa di durare fino alla fine del mondo) pur essendo priva del capo.
I sostenitori della tesi detta «di Cassiciacum» hanno inventato una soluzione sottile: il Papa attuale è stato eletto validamente per essere papa, ma egli non può ricevere l’autorità papale, perché in lui vi è un ostacolo (l’assenza dell’intenzione abituale di procurare il bene della Chiesa). Egli è papa materialiter, ma non formaliter.

Può spiegare in dettaglio l’argomentazione di questa tesi?
Ecco l’argomentazione, come è stata riassunta da un sacerdote che la professa:
- Il punto di partenza è un’induzione: l’insieme degli atti di Paolo VI (che allora sedeva sul Soglio a Roma) concorrono alla distruzione della religione cattolica e alla sua sostituzione con la religione dell’uomo, sottoforma di un protestantesimo larvato. Da qui si giunge alla certezza che Paolo VI non ha l’intenzione di procurare il bene/fine della Chiesa, che è Gesù Cristo plenum gratiae et veritatis.
- L’intenzione abituale di procurare il bene della Chiesa è condizione necessaria (la disposizione ultima) perché un soggetto eletto papa riceva la comunicazione dell’autorità pontificia che lo fa essere con Gesù Cristo e gli fa assumere il ruolo di suo vicario sulla terra.
- Di conseguenza, Paolo VI è sprovvisto di ogni autorità pontificia, egli non è papa formaliter, non è vicario di Gesù Cristo. In una parola non è papa (10).
- Cosa che impone di affermare che, se Paolo VI non è papa formaliter, lo rimane comunque materialiter, come semplice soggetto eletto, assiso sul Soglio pontificio, né papa, né antipapa.

Ma questa soluzione, risolve le contraddizioni del sedevacantismo «puro»?
Essa non risolve la difficoltà principale del sedevacantismo: come può continuare ad essere visibile la Chiesa? Per certi sostenitori della tesi non v’è più alcuna gerarchia («le nomine dei cardinali e dei vescovi sono degli atti della giurisdizione pontificia, che è assente e che niente può rimpiazzarla»). Per altri, il Papa materialiter avrebbe il potere (come?) di costituire una gerarchia materialiter. Ma una tale gerarchia, privata della sua «forma», non è la gerarchia visibile della Chiesa (come la gerarchia ortodossa non è la gerarchia della Chiesa).
Peraltro, questa teoria fa sorgere delle nuove difficoltà, almeno per quelli che dicono che il Papa materialiter avrebbe il potere di costituire una gerarchia materialiter, poiché essa presuppone che il Papa materialiter, privo di autorità, avrebbe quanto meno abbastanza autorità da cambiare le leggi per l’elezione pontificia.

Che pensare dell’argomento su cui poggia questa soluzione?
Questa soluzione non è fondata sulla Tradizione. I teologi (Cajetano, San Roberto Bellarmino, Giovanni di San Tommaso, ecc.) hanno esaminato la possibilità di un papa eretico, ma nessuno, prima del Concilio, aveva immaginato questa teoria dell’«assenza di intenzione abituale di procurare il bene della Chiesa», che formerebbe un «obex» (impedimento) a ricevere l’«essere con Cristo», forma del papato.
Essa giuoca sull’ambiguità del termine «intenzione». I sostenitori della tesi riconoscono che l’intenzione dev’essere nella persona del Papa («questa intenzione è la disposizione ultima del soggetto per ricevere la comunicazione dell’autorità pontificia»), ma al tempo stesso essi affermano che non si tratta dell’intenzione personale del Papa. Possiamo essere d’accordo con loro quando dicono che i papi recenti nuocciono al bene comune della Chiesa – ed è quello che fonda precisamente lo stato di necessità (11) – ma rimane da provare che sia veramente questa l’intenzione personale dei papi e poi che una tale intenzione li privi dell’autorità.

La questione dell’«una cum» (12)

I sedecavantisti, non hanno ragione di rifiutarsi di pronunciare il nome del Papa nel corso della Messa, per rendere manifesto che non sono in comunione con (una cum) un eretico (almeno materiale) e con le sue eresie?

L’espressione «una cum» nel canone della Messa non significa che si sia «in comunione» con la persona del Papa e le sue idee erronee, ma che si vuole pregare per la Chiesa e «per» il Papa. Per assicurarsene, oltre ai dotti studi prodotti sull’argomento, basta leggere la rubrica del Messale per il caso in cui il celebrante sia un vescovo. In questo caso, il vescovo deve pregare per la Chiesa «una cum […] me indigno servo tuo», cosa che non significa che egli prega «in unione con se stesso, indegno tuo servo» (cosa che non avrebbe senso), ma che prega «anche per me stesso, indegno tuo servo».

Che ne pensa San Tommaso d’Aquino?
San Tommaso d’ Aquino, nella Summa teologica, quando commenta le preghiere della Messa (III, q. 83, a. 4, corpus), equipara l’«una cum» all’«et pro»:
Quindi il sacerdote segretamente [all’inizio del canone] ricorda innanzi tutto coloro per i quali viene offerto questo sacrificio, cioè la Chiesa universale, “coloro che sono costituiti in autorità” [sia il Papa, sia il vescovo, sia il re] e in modo speciale le persone “che offrono o per le quali viene offerto il sacrificio” [il memento dei vivi).

Ma San Tommaso non dice che nel canone non si deve pregare per gli eretici?
San Tommaso non vieta di pregare per gli eretici, ma constata semplicemente che, nelle preghiere del canone della Messa, si prega per coloro di cui il Signore conosce la fede ed ha prova dell’attaccamento (quorum tibi fides cognita est et nota devotio) (III, q. 79, a. 7, ad 2). Infatti egli dice che perché il sacrificio ottenga il suo effetto (effectum habet) occorre che coloro per i quali si prega siano «uniti alla passione di Cristo con la fede e la carità». Ma con questo egli non vieta di pregare per una persona non cattolica. Questa preghiera non avrà la stessa efficacia di quella per un cattolico e non è prevista nel canone. Da questa affermazione di San Tommaso d’Aquino, tutto quello che si può dedurre è che se il Papa è eretico (cosa che è ancora da provare) la preghiera per lui non ha l’effetto previsto, «non habet effectum».

Conclusione

Quale conclusione si può trarre da queste discussioni?

Non è opportuno dichiarare che «il Papa non è più papa» (materialmente o formalmente), in nome di una «opinione teologica». Sull’argomento rinviamo d un interessante articolo del Pade Hurtaud, pubblicato nella Rivista Tomista (13). L’autore dimostra che Savonarola pensava che Alessandro VI fosse stato eletto in maniera simoniaca e che per questo motivo non fosse papa. Tuttavia, dal momento che un’elezione simoniaca era solo un’opinione, Savonarola chiedeva la convocazione di un concilio in cui si sarebbe prodotta la prova che Alessandro VI non avesse più la fede cattolica ed è in questo modo che si sarebbe constatato che egli aveva perso la giurisdizione suprema.

In conclusione, che bisogna pensare del sedevacantismo?
Si tratta di una opinione che non è provata a livello speculativo ed è un’imprudenza sostenerla sul piano pratico (imprudenza che può avere delle conseguenze molto gravi, si pensi in particolare a coloro che si privano dei sacramenti col preteso che non trovano un sacerdote con la loro stessa «opinione»). È per questo che Mons. Lefebvre non  si è mai impegnato in questo campo ed ha perfino vietato ai sacerdoti della Fraternità di professare il sedevacantismo. Noi dobbiamo fidarci della sua prudenza e del suo senso teologico.

NOTE
1 - Il professore Johannes Dörmann ha cercato di dimostrare, in quattro volumi molto dettagliati, che il Papa Giovanni Paolo II professava la credenza nella redenzione universale. Le recensioni di questi volumi sono state pubblicate in Le Sel de la Terre nn° 5, 16, 33 e 46. Una traduzione commentata del terzo volume è stata pubblicata in Le Sel de la Terre nn° 49, 50, 51 e 52. – Quanto al Papa attuale, diversi studi hanno dimostrato che i suoi scritti contengono degli errori gravi (si vedano in particolare quelli di Mons. Tissier de Mallerais: Il Mistero della Redenzione secondo Benedetto XVI (Le Sel de la Terre, n° 67, p. 22; e La Fede in pericolo per la Ragione (Le Sel de la Terre n° 69, p. 10). Questi due studi sono stati riuniti nel volume La strana teologia di Benedetto XVI, Ed. Ichthys, Albano Laziale, 2012. – Anche dei non cattolici si pongono il problema della fede del papa attuale. Si veda per esempio: MATTHEW VOGAN, Does the Pope believe in the Resurrection?, nel giornale della libera chiesa presbiteriana di Scozia, The Free Presbyterian Magazine del settembre 2010.
2  - Il libro di Arnaldo Xavier da Silveira, La nuova Messa di Paolo VI, spesso considerato come riferimento sulla questione del «papa eretico», a nostro avviso presenta l’opinione dei teologi (Savonarola, Cajetano, Cano, Crmelitani di Salamanca, Giovanni di San Tommaso, Suarez, Billuart, Journet, ecc.) in maniera imperfetta. Journet dice che le analisi sul punto, di Cajetano e di Giovanni di San Tommaso, sono più penetranti di quelle di San Roberto Bellarmino. La questione sarebbe da riprendere integralmente.
3  - Per maggiori dettagli su questa domanda, si veda l’articolo del Padre Alberto O. P., in Le Sel de la Terre n° 33 (estate 2000), pp. 67-78.
4  - Lo riconoscono anche dei sacerdoti sedevacantisti: «Non si può utilizzare la bolla di Paolo IV per provare che attualmente la Sede apostolica sia vacante, ma solo per provare la possibilità che questo possa accadere…» (Don Francesco Ricossa, Sodalitium n° 36, maggio-giugno 1994, pp. 57-58, nota 1).
5 - Per maggiori dettagli su questo argomento si veda la studio Sont-ils évêques?, pubblicato dalle Editions du Sel, o l’articolo pubblicato su Le Sel de le Terre, n° 54, pp. 72-129.
6 - Argomentazione del Padre B.: - 1. Il Magistero universale del Pontefice romano, solo o con i vescovi riuniti con lui in concilio, è infallibile. - 2. Ora, Paolo VI, solo e in concilio, ha esercitato secondo tutte le apparenze un tale magistero; Giovanni Paolo II , che ne proseguì l’opera, fece ugualmente. – 3. Secondo tutte le apparenze, quindi, il loro insegnamento è infallibile. – 4. Ora, nel contenuto di ciò che insegnano o prescrivono per la Chiesa universale, vi è contraddizione con la dottrina definita anteriormente in maniera irreformabile. – 5. Posto che la proposizione 1 è di fede, si impone la seguente conclusione: l’insegnamento del Vaticano II, promulgato e applicato da Paolo VI e confermato a Giovanni Paolo II, non è l’insegnamento della Chiesa, così che né paolo VI, né Giovanni Paolo II possono essere riconosciuti come papi.
7  - Questa carenza del magistero conciliare, che gli impedisce di insegnare infallibilmente, è lungamente spiegata negli articoli di Don Calderon, pubblicati in Le Sel de la Terre (nn° 47, 55 e 60) e nel libro Autorité et réception du concile Vatican II, Actes du 4° Symposium de théologie de Paris, Parigi, 2006.
8  - Su questa questione si può vedere l’articolo di DON CALDERON, Infallibilité des canonisations et des lois universelles, in Le Sel de la Terre, n° 72, p. 36.
9  - Per una più ampia discussione sull’argomento, vi veda Le Sel de la Terre, n° 41, pp. 235-242.
10  - I suoi atti sono dunque sprovvisti di ogni autorità, sia magisteriale sia canonica; si vede subito come non sia impossibile che gli atti di Paolo VI siano contrari alla fede cattolica e incompatibili con l’autorità pontificia, e l’affermarlo non sigmifica affatto negare le prerogative di un papa, in particolare la sua infallibilità e la sua giurisdizione universale e immediata. – Tuttavia, questa prova non dice alcunché della persona di Paolo VI, poiché l’intenzione che non gli si riconosce non è quella personale (finis operantis, che è fuori causa), ma quella oggettiva, che è abitualmente immanente a suoi atti (finis operis). Questo dunque non permette di affermare che Paolo VI sia personalmente fuori dalla Chiesa cattolica, in ragione del peccato di eresia o di scisma. (Nota del difensore della «tesi»).
11  - «Perché vi sia stato di necessità, è necessario e sufficiente che il bene comune della fede cattolica non sia più considerato dalle autorità come l’oggetto di un semplice attaccamento personale. Ora, è proprio questo che vediamo nel governo dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il motu proprio Ecclesia Dei adflicta (1988) e poi il motu proprio Summorum pontificum (2007), considerano il libero uso della liturgia tradizionale come una semplice alternativa facoltativa, alla quale si può ricorrere in maniera straordinaria, ma che non deve rimettere in questione l’acquisizione della nuova liturgia e tanto meno gli insegnamenti e le riforme del concilio Vaticano II. Ora, questa eredità del Vaticano II e della riforma liturgica è la negazione stessa del bene comune dell’unità ecclesiastica (Don Gleize, Vu de Haut, n° 14 – 2008 – pp. 101-102).
12  - Per una più ampia discussione sull’argomento, si veda Le Sel de la Terre, n° 37, pp. 240-249.
13  - PADRE HURTAUD, «Lettres de Savonarole…», in Rivista Tomista,1899, pp. 631-674.


 

martedì 18 dicembre 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Wimbledon, addio

 

             Numero CCLXXXIII (283)                                                      15 dicembre 2012   


Wimbledon, addio


Così ho lasciato Wimbledon, cosa che almeno corrisponde alla realtà della mia supposta “espulsione” dalla Fraternità San Pio X. Ma questo non senza tristezza, perché qui ho trascorso quasi quattro anni dopo la mia reale espulsione dall’Argentina, e sono stati anni felici, nonostante tutto.
Forse la felicità maggiore è stata l’essere in compagnia dei sacerdoti della sede del Distretto inglese della FSSPX, la St. George’s House. Essi sono stati un’ottima compagnia. Che Dio benedica ognuno di loro.

Tuttavia, una cosa devo dirla. La gente mi chiede perché lascio la Fraternità. Ma io non ho lasciato la Fraternità, è la Fraternità che ha lasciato me, abbandonando i principi per i quali io vi avevo aderito.
Ancora una volta, il parallelo col Vaticano II è corretto. Come innumerevoli cattolici, sacerdoti, religiosi e laici, furono abbandonati dagli uomini di Chiesa che nel 1960 optarono per il Concilio, così numerosi fedeli, sacerdoti e laici, sono stati abbandonati nel 2010 dai capi della Fraternità con il loro volere la pace con i loro “nuovi amici di Roma” – espressione usata dal primo Assistente della Fraternità.
Per chi sa vedere, la cecità è sorprendente. Per chi non sa vedere, è tutto normale. Che Dio abbia pietà di loro. Credo che questi capi non abbiano mai capito alcunché di Mons. Lefebvre. Sono figli del mondo moderno.

La sola ragione sostanziale che hanno avanzato per questa loro “espulsione” è stata la mia disobbedienza. Ma la sola sostanziale disobbedienza da parte mia è stata il mio ripetuto rifiuto di chiudere questi “Commenti Eleison”. Eppure, quando in due occasioni ho chiesto al Superiore generale di specificare quali precisi numeri dei “Commenti” fossero così problematici, egli non ha dato una risposta, indubbiamente perché avrebbe dovuto mostrare che il problema vero era solo il contenuto, e cioè la mia risoluta opposizione al suo avvicinamento suicida alla Roma conciliare.
Invece si continua a far finta che il problema sia disciplinare, così da distogliere l’attenzione dal problema reale. E io non sono il primo sacerdote, e non sarò l’ultimo, che egli tratta in questo modo. Che Dio lo illumini. Egli rischia non poco cacciando molti dei suoi veri amici per far piacere ai suoi veri nemici, esattamente come fece Paolo VI con Mons. Lefebvre.
I paralleli non finiscono mai. La neo-Chiesa e la neo-Fraternità sono la stessa malattia dei nostri tempi.

E adesso? Ho preso in prestito l’appartamento di un amico nelle vicinanze di Londra, per un paio di settimane al massimo, per qualche mese nel peggiore dei casi, fino a quando non troverò un immobile adatto in affitto per 6 o 12 mesi. A questo punto non credo di poter definire ancora una sistemazione definitiva. Ahimè, non sarà facile prendere contatto, perché il mio amico dev’essere discreto, dovendosi preoccupare per i suoi vicini.
Comunque la lentezza della posta permetterà di raggiungermi attraverso P.O. Box 423, Deal CT14 4BF, England (ma per favore non inviate cartoline di Natale, io non ne mando).
Dal 13 dicembre al 3 gennaio ho programmato di fare una visita apostolica in Canada e negli USA, Deo volente, e subito dopo una visita in Francia per la festa dell’Epifania.

Cambieranno anche alcuni aspetti di come verranno pubblicati i miei interventi e i miei scritti. La forma e il modo della pubblicazione dei “Commenti Eleison” potrà cambiare, ma mi auguro che non cambi la loro pubblicazione al sabato, né a dicembre, né nel nuovo anno.
Grazie a tutti per i vostri contributi alla St. Marcel Initiative.  

Se può interessarvi, posso promettervi che non sono stati traviati.
Buon Natale.

Kyrie eleison.


Londra, Inghilterra


© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
Viene concessa una licenza non esclusiva inerente la stampa, la spedizione tramite e.mail, e/o la pubblicazione di questo articolo in Internet agli utenti che desiderassero farlo, a patto che non vengano apportate modifiche al contenuto così riprodotto o distribuito, e che esso conservi al suo interno il presente avviso. Oltre a questa licenza, limitata e non esclusiva, nessuna parte di questo articolo può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo sia elettronico che meccanico senza il permesso scritto dell'Editore, eccezion fatta per i recensori che possono citare brevi passaggi in una recensione, o tranne nei casi in cui vengano conservati i diritti sui contenuti qui riprodotti dal (dai) rispettivo(i) Autore(i), o da altri detentori del diritto d'Autore. In questi casi, la riproduzione di quegli specifici contenuti è soggetta all'autorizzazione che può essere concessa solo da chi ne possiede i(l) diritti(o) d'Autore. Ogni richiesta di riproduzione deve essere indirizzata a editorial@dinoscopus.org.

martedì 11 dicembre 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Una spiegazione?



Numero CCLXXXII (282)                                                      8 dicembre 2012    



Una spiegazione?

 Un collega della Fraternità San Pio X mi ha mandato di recente una copia di una circolare inviata a certi sacerdoti della FSSPX dal quartier generale (QG) della stessa, contenente una spiegazione ufficiale di cinque osservazioni possibilmente preoccupanti del Superiore Generale (SG) della FSSPX. Il collega ha chiesto il mio parere. Onestamente, io penso che i sacerdoti membri della FSSPX dovrebbero essere non meno turbati. Molto brevemente, ecco i perché:- 

In primo luogo, a maggio, in Austria, il SG ha detto che la FSSPX ha bisogno di ripensare le sue relazioni con Roma. Il QG spiega che in questo non c’è stato alcun cambiamento della posizione della FSSPX rispetto alla neo-Roma, ma solo un invito ai membri della FSSPX perché riconoscano che non tutto quello che dicono i neo-romani è sbagliato. Tuttavia, i sacerdoti che hanno ascoltato le parole originali dette in Austria, hanno capito che il SG ha voluto dire esattamente ciò che aveva scritto il marzo scorso nel giornale interno della Fraternità (Cor unum), e cioè che la “nuova situazione” nella Chiesa, “richiede che noi si assuma una nuova posizione rispetto alla Chiesa ufficiale”, perché dal 2006 “abbiamo assistito ad uno sviluppo nella Chiesa”. 
 Il QG ha una spiegazione per queste parole scritte dal SG? 

In secondo luogo, nella stessa occasione, si è sentito affermare dal SG che il potenziale accordo con Roma comporterebbe che ogni cappella con meno di tre anni verrebbe demolita. Il QG spiega che in effetti il SG ha detto che dove la FSSPX dice Messa da più di tre anni, potrebbe essere istituita una cappella. Tuttavia, il SG ha anche detto che laddove la FSSPX ha esercitato il ministero per meno di tre anni, potrebbe continuare a farlo in privato, il che significa che ogni edificio pubblico dev’essere per lo meno abbandonato. 

In terzo luogo, sull’emittente CNS, sempre a maggio, il SG ha parlato di libertà religiosa “molto, molto limitata”.
Il QG spiega che il SG parlava di “vera libertà religiosa”, che è quanto la Chiesa ha sempre insegnato, vale a dire del diritto limitato alla religione cattolica. Tuttavia, le parole originali del SG pronunciate su CNS sono più che chiare, come può verificare chiunque su internet: “Il Concilio ha presentato una libertà religiosa che in effetti è molto, molto limitata – molto limitata”. Il QG, avrebbe bisogno di fornire qui una seconda spiegazione, per dimostrare che la prima non fosse, quanto meno, un errore? 

In quarto luogo, a settembre, a Ecône, il SG ha ammesso di essersi sbagliato nei suoi approcci con Roma. 
 Il QG spiega che l’errore riguarda solo un “punto ben preciso e limitato”: se il Papa insistesse o meno sull’accettazione del Concilio da parte della FSSPX. Tuttavia, questa insistenza sul Concilio (compresa la nuova Messa) è l’elemento portante della discordia tra la FSSPX e la neo-Roma. Questa spiegazione del QG non assomiglia all’affermazione che lo squarcio prodotto dall’iceberg sul fianco del Titanic, fosse solo una fenditura ben precisa e limitata? 

 In quinto luogo, anni fa, il SG ha detto che i testi del Concilio sono “accettabili al 95%”. 
Il QG spiega che egli parlava della lettera e non dello spirito dei testi. Tuttavia, quale madre darebbe mai ai suoi figli una qualsiasi fetta di una torta che sa essere avvelenata al 5%? Vero è che in teoria potrebbe dar loro una fetta di quel 95% non avvelenato, ma in pratica non temerà lo spirito velenoso in tutte le parti della torta? 

In conclusione, se la crisi della FSSPX di questa primavera ed estate mi ha fatto dubitare della competenza e dell’onestà del SG e del suo QG, temo che dopo questa spiegazione delle cinque citazioni, posso solo rimanere perplesso. Che Dio sia con loro, perché hanno una responsabilità spaventosa.

Kyrie eleison.
Londra, Inghilterra
 
 
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sabato 8 dicembre 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: VARIE “CHIESE”


Numero CCLXXXI (281)                                                      1 dicembre 2012                               


VARIE “CHIESE”
Oggi regna molta confusione sull’identità della vera Chiesa di Nostro Signore qui sulla terra, e sulla varietà di nomi con cui essa può essere chiamata. Certamente la maggior parte dell’attuale confusione deriva dal più grande dei problemi odierni della Chiesa, cioè dal diabolico concilio Vaticano II (1962-1965). Vediamo di districare un po’ di questa confusione.
Church” (Chiesa), deriva dal greco “ek-klesia” che deriva de “ek-kalo”, cioè “chiamo fuori”. Nostro Signore chiama fuori del mundo il suo popolo eletto, e questo popolo è la sua Chiesa, siccomè gli edifici dove si riuniscono si chiamano “chiese”.
Chiesa Cattolica indica concretamente l’edificio, ma principalmente l’insieme delle persone che nel mondo intero (“katholos”, in greco significa “universale”) condividono una stessa Fede, una serie di Sacramenti ed una Gerarchia, tutti e tre istituiti duemila anni fa dal Dio Incarnato, Nostro Signore Gesù Cristo, nel corso della sua vita sulla terra. Ma dal gruppo originario di credenti, come istituito da Nostro Signore, si sono separati con regolarità altri gruppi, che tuttavia hanno continuato ad affermare di essere la vera Chiesa di Cristo. Come si fa a sapere, quindi, qual è la Sua vera Chiesa?
La Chiesa di Cristo possiede quattro contrassegni. 1. Una – intesa soprattutto come unità di Fede in Nostro Signore, per unire la Sua Chiesa e per non fondare molte chiese (Cfr. Gv. XVII, 21-23: “che tutti siano una sola cosa”). 2. Santa – Nostro Signore ha fondato la Sua Chiesa per condurre gli uomini a Dio Tutto Santo, nel Suo Santo Paradiso(Cfr. Mt. V, 48: “siate perfetti”). 3. Cattolica – Nostro Signore ha fondato la Sua Chiesa per tutti gli uomini di ogni paese ed età (Cfr. Mt. XXVIII, 19: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni”). 4. Apostolica-- Nostro Signore ha fondato la Sua Chiesa come una monarchia, che fosse governata dall’Apostolo Pietro e dai suoi successori (Cfr. Mt. XVI, 18: “Tu sei Pietro e su questa pietra (“petran” in greco) edificherò la mia Chiesa” ). Dovunque si ritrovino questi quattro contrassegni, lì è la vera Chiesa di Cristo. Dove mancano, lì non c’è la Chiesa di Cristo.
Chiesa conciliare, indica la Chiesa Cattolica centrata su Dio, in quanto è caduta e continua a cadere sotto il dominio del concilio Vaticano II centrato sull’uomo. Il conciliarismo (errore distillato dal Vaticano II) sta alla vera Chiesa di Cristo come il putridume sta alla mela che sta marcendo. Come il putridume invade la mela e dipende dalla mela e non può esistere senza la mela, e tuttavia è diverso dalla mela (come l’immangiabile è diverso dal mangiabile), così il conciliarismo, che è centrato sull’uomo, invade la Chiesa di Cristo, tale che solo una piccola parte della Chiesa oggi non è più o meno marcia, e tuttavia il conciliarismo è così diverso dal Cattolicesimo che si può veramente dire che la Chiesa conciliare non è la Chiesa Cattolica. Ma la Chiesa Cattolica è visibile! E non è visibi le anche la Chiesa conciliare?
Chiesa visibile indica tutti gli edifici, i funzionari e le persone della Chiesa, che possiamo vedere con i nostri occhi. Ma dire che la Chiesa Cattolica è visibile e quindi che la Chiesa visibile è la Chiesa Cattolica, è tanto stupido quanto dire che tutti i leoni sono animali e quindi tutti gli animali sono leoni. La sola parte della Chiesa visibile che può dirsi Cattolica è quella una, santa, universale e apostolica. Il resto non è altro che marciume di vario tipo.
Chiesa ufficiale indica la Chiesa che segue ed è guidata dai suoi funzionari visibili. Dal momento che oggi costoro sono in gran parte conciliari, la “Chiesa ufficiale” è in gran parte conciliare e non Cattolica, in base ai quattro contrassegni.Allo stesso modo, Chiesa principale indica la Chiesa ufficiale e maggioritaria inquanto opposta al piccolo resto dei “Tradizionalisti”. Tuttavia, che nessuno dica che non c’è niente dell’una, santa, universale o apostolica nella Chiesa maggioritaria, non più di quanto nel resto “Tradizionalista” ogni cosa esprima appieno i quattro contrassegni. Nella Chiesa di Cristo il grano e l’oglio sono sempre mescolati (Cfr. Mt. XIII. 24-30).
Kyrie eleison


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